L’influenza è una malattia stagionale che si presenta solitamente durante i mesi più freddi. In questo articolo spieghiamo cos’è questo disturbo e quali sono le sue cause principali.
L’influenza è un appuntamento annuale. In autunno i casi iniziano, raggiungono il picco durante i mesi di gennaio/febbraio, per poi iniziare a scendere fino a raggiungere il minimo in estate. Nessuno ne è immune: gli esperti calcolano che mediamente questa malattia colpisce il 9% della popolazione italiana, anche se questa percentuale può variare da un anno all’altro.
Ma qual è la causa dell’influenza? La risposta è un virus della famiglia Orthomyxoviridae, il virus dell’influenza. Di questo virus ne sono stati individuati 4 tipi identificati con le lettere A, B, C, D.
I virus responsabili dei classici sintomi influenzali sono quelli appartenenti al primo e secondo gruppo A e B.
La caratteristica dei virus influenzali è che sono molto contagiosi, poiché si trasmettono per via aerea: infatti, tosse o starnuti possono portare le minuscole goccioline infette, i droplets, fino a un metro di distanza.
La diffusione è facilitata in ambienti affollati e chiusi, dove è più probabile inalare gli agenti infettanti. In alcuni casi il contagio può avvenire anche per contatto diretto: le mani portano il virus da persone, superfici o oggetti contaminati sugli occhi, sul naso o sulla bocca, veri e propri punti di accesso al nostro organismo.
In casi eccezionali, le epidemie di influenza possono essere anche causate dagli animali. In questo caso si parla di influenzazoonotica, un esempio del quale è la ben nota influenza aviaria (causata da un virus del ceppo A).
L’influenza è una malattia stagionale, almeno alle nostre latitudini. Gli scienziati non hanno ancora capito bene per quale motivo. La diffusione avviene principalmente in inverno, complice forse l’abbassamento delle difese immunitarie a seguito dello stress indotto dal freddo.
I sintomi dell’influenza stagionale
L’influenza è così tanto diffusa che chiunque è in grado di dire quali siano i suoi sintomi principali.
Le persone infette sono contagiose da un giorno o due prima che i sintomi compaiano, fino a circa cinque giorni dopo l’inizio della sintomatologia (talvolta fino a 10 giorni dopo). Questo significa che il virus può essere trasmesso anche da persone apparentemente sane.
A contagio avvenuto, i sintomi che possono svilupparsi sono:
- febbre
- spossatezza e dolori muscolari
- brividi
- mal di testa
- tosse (di solito secca)
- mal di gola
- naso congestionato o che cola
- respiro corto
La febbre si presenta improvvisamente ed è in genere alta, superiore ai 38°C, con massimi che possono arrivare anche fino a 39-40°C nei bambini. La tosse può essere grave e molto fastidiosa, e protrarsi fino a 2 o più settimane.
I sintomi, inoltre, possono anche evolversi, portando a conseguenze anche gravi, soprattutto nei soggetti a rischio come gli anziani, le persone con difese immunitarie basse, o quellee con problemi all’apparato cardiocircolatorio.
La complicazione più comune è rappresentata dal sovrapporsi di un’infezione batterica a carico dell’apparato respiratorio, con conseguente bronchite, polmonite e simili, e a carico dell’orecchio (otite e sinusite, soprattutto nei bambini). Altre complicanze possono riguardare l’apparato cardiovascolare (miocardite) e il sistema nervoso.
Una sola o tante influenze?
Come abbiamo accennato, un virus è il responsabile della classica influenza stagionale. Esistono però altri tipi di virus, che possono causare sintomi simili a quelli dell’influenza stagionale.
Il caso più eclatante è il, SARS-CoV-2, il Coronavirus che causa il COVID-19. Questo virus presenta molte analogie con i virus dell’influenza tradizionali, soprattutto a livello dei sintomi, ma ci sono anche varie differenze. Rispetto al virus dell’influenza classica, il virus che causa il COVID-19 presenta una maggiore contagiosità e un maggiore rischio di mortalità, con numeri impressionanti. Anche i sintomi, seppur molto simili, hanno alcune differenze, come la perdita del senso dell’olfatto o del gusto, e la maggiore tendenza a sviluppare complicazioni a carico dei polmoni.
In alcuni casi l’influenza si manifesta con sintomi gastrointestinali. In questo caso si parla di influenza intestinale che i medici chiamano gastroenterite virale. I sintomi includono diarrea acquosa, crampi addominali, nausea o vomito, talvolta febbre, malessere generale. I responsabili in questo casosono generalmente Rotavirus o Norovirus. A dirla tutta, però, anche l’influenza stagionale, seppur raramente, può interessare il tratto gastrointestinale e dare gli stessi sintomi, e ciò accade soprattutto nei bambini.
Esiste poi anche il raffreddore comune (conosciuto anche come rinosinusite virale), che è probabilmente la malattia respiratoria più diffusa al mondo. A farci “colare il naso” può essere colpa di oltre 200 differenti ceppi virali tra cui i rinovirus, i virus influenzali e parainfluenzali, gli adenovirus, il virus respiratorio sinciziale e, appunto, i coronavirus.
Poiché i disturbi possono essere molto simili, a volte può essere difficile distinguere il raffreddore comune da qualcosa di potenzialmente più grave come l'influenza.
Le differenze principali consistono nel fatto che l'influenza insorge bruscamente, provoca mal di testa, febbre e dolori muscolari, tali da ostacolare le normali attività.
Il raffreddore invece, sopraggiunge gradualmente, interessa principalmente il naso e la gola, è in genere lieve, infatti, non impedisce di svolgere le attività quotidiane e di andare a lavorare. Il raffreddore infatti è un’infiammazione virale delle vie aeree superiori, tipicamente non grave, che si risolve nell’arco di 7-10 giorni.
Nel raffreddore, di solito, la febbre è assente o molto bassa, sebbene possa comparire nei casi più gravi (37-39°C). La congestione che si viene a creare, con annesso accumulo di muco, favorisce la proliferazione dei batteri.
Questi batteri, che colonizzano normalmente la mucosa delle vie respiratorie, si moltiplicano, facendo così subentrare l’infezione batterica a quella virale. In tal caso i sintomi si prolungano oltre le due settimane, e le secrezioni si trasformano da limpide a viscose o giallastre (infette).
Rimedi per l’influenza
Nel caso in cui la persona sia sana e non vi siano sintomi gravi, i rimedi più indicati in caso di influenza sono: il riposo a casa, lo stare al caldo e il bere molta acqua per evitare la disidratazione causata dalla perdita di liquidi. L’isolamento, fino a guarigione, aiuta anche a limitare la diffusione del virus stesso. Anche ricostituire le difese immunitarie in questo periodo è particolarmente importante, tramite una corretta alimentazione o con alcuni aiuti naturali, come ad esempio l'echinacea.
Il trattamento, in questi casi, si focalizza sull’alleviare i sintomi dell’influenza, come ad esempio assumere, se necessario, paracetamolo o ibuprofene per abbassare la temperatura, per contrastare la febbre elevata e alleviare i dolori.
I corticosteroidi (cortisonici) non devono essere utilizzati di routine, se non per ragioni specifiche (ad esempio l’asma): sono associati al prolungamento della scomparsa del virus dall’organismo (clearance), ridotte risposte immunitarie che possono condurre a superinfezioni (somma di infezioni) batteriche o fungine.
Prevenire l’influenza
Il vaccino antinfluenzale è il modo migliore per prevenire e combattere l’influenza, principalmente perché:
- aumenta notevolmente la probabilità di non contrarre la malattia
- in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicazioni
Non di poco conto, la vaccinazione antinfluenzale, in uso da ormai 60 anni, rappresenta un’importante misura di protezione non solo per sé stessi, ma anche per chi ci sta intorno. In aggiunta, riduce la probabilità di complicanze e il carico dell’assistenza sanitaria (pronto soccorso, ambulatori medici) nei periodi di maggiore affluenza.
Il vaccino antinfluenzale è indicato per la protezione di tutti i soggetti che, ovviamente, non abbiano specifiche controindicazioni alla sua somministrazione.
In particolare, la vaccinazione è fortemente raccomandata per le categorie ad alto rischio di complicazioni, come abbiamo visto prima.
In Italia, viene effettuata gratuitamente dal medico curante o dal centro vaccinale della Asl:
- alle persone di età pari o superiore a 65 anni e a coloro che sono in stretto contatto con anziani
- a tutte le persone a rischio di complicazioni che hanno patologie croniche
- alle donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza
- al personale sanitario
Il periodo più indicato per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre. Questo perché la validità del vaccino inizia circa due settimane dopo la somministrazione, per poi scemare dopo 6-8 mesi.
Bisogna anche considerare che i virus influenzali possono variare da stagione a stagione, e quindi è necessario vaccinarsi ad ogni inizio di stagione influenzale (ottobre-febbraio).
Infatti, vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti che permettono loro di aggirare la barriera costituita dal sistema immunitario: l’immunità, appunto, può essere acquisita tramite la vaccinazione oppure tramite infezioni passate.
Al di là del vaccino, ci sono buone abitudini che è sempre bene tenere a mente, poiché permettono un migliore controllo della diffusione dei virus:
- seguire un'alimentazione che aiuta a rafforzare il sistema immunitario
- lavare le mani regolarmente e asciugarle in maniera adeguata
- coprire naso e bocca in caso di tosse o starnuti, utilizzando un fazzoletto per poi gettarlo via
- rimanere a casa se ci sente poco bene, o se si mostra qualche sintomo di influenza
- evitare lo stretto contatto con persone malate
- evitare di toccarsi occhi, naso o bocca